LA SICUREZZA CHE NON INTRALCIA: esempio pratico di cosa aumenta la sicurezza senza impacciare il lavoro



Quando si parla di sicurezza sul lavoro con chi lavora sulle macchine utensili è molto frequente incappare in atteggiamenti di diffidenza, espressioni di insofferenza se non vere e proprie manifestazioni di aperta ostilità.


È facile trovarsi il Tony di turno che ti dice: "Eh, ma io sto attento!" oppure "Ma io così non posso lavorare!" o peggio ancora "Tanto poi le frego io le sicurezze!".


Il Tony di turno non sa nulla della materia sicurezza sul lavoro, delle norme attuali che regolano la sicurezza delle presse piegatrici, dei tipi di dispositivi di sicurezza per macchine utensili (della parola “sicurezza” in generale insomma), semplicemente perché non gli serve.
Tuttavia conosce due cose fondamentali che gli bastano per porsi in netto vantaggio rispetto a chi la sicurezza la deve proporre con un adeguamento: la macchina e come ci si lavora.


Il tema sicurezza sul lavoro è trattato quasi sempre in modo accademico, tramite infinite normative che regolano gli impianti e voli pindarici che fanno sembrare chi ne parla a Ugo Tognazzi in un celebre skatch di “Amici Miei” del compianto regista Monicelli... (Tarapìa Tapioco, come da Antani...).
Insomma: il Tony di turno ha le sue sacrosante ragioni se la sicurezza sul lavoro equivale solo ad un intralcio al lavoro stesso.
Questo perché chi la propone non sa nulla (o quasi) di pratica e di lavoro in produzione e anche se ci mette tutta la sua buona volontà, si trova nelle stesse condizioni di chi vorrebbe insegnare ai pesci a non affogare...


Tuttavia il Tony di turno non sa che al giorno d'oggi esiste la sicurezza che non intralcia: quella discreta che in punta di piedi fa il suo lavoro nell'ombra, che lo proteggerebbe come un angelo custode ma che, allo stesso tempo, non si fa fregare in nessun modo.

Come?

Andiamo a vederlo in alcuni passi con una macchina che sta per essere completata proprio in questi giorni dalla Triveneta Impianti Srl.

Ci sono aspetti tecnici che semplicemente rendono il lavoro sciolto e sicuro solo se pensati già dall'inizio da persone che sanno a menadito la teoria e che nella pratica ci hanno navigato per anni.

La macchina in questione è un avvolgitore per un filamento sottilissimo (si parla di centesimi di mm!) che va affogato tra due vetri a formare un sistema di sbrinamento invisibile per i finestrini dei treni di ultima concezione.

Ma bando alle ciance! A noi interessano i componenti che formano l'angelo custode incorruttibile della sicurezza fatta come si deve al giorno d'oggi.




  •  Innanzitutto il "riarmo non automatico",


ossia quel sistema che prevede che, in caso di fungo di emergenza premuto, non basti risollevarlo per far ripartire il macchinario, ma sia necessario schiacciare il pulsante di reset.

Questa condizione ha la funzione di togliere ogni accidentalità involontaria nella decisione di far ripartire il macchinario: il tasto reset è "l'angelo custode" che chiede al Tony di turno: "Sei sicuro?"
Non è affatto scontato! L'azione aggiuntiva implica una scelta in più e un abbattimento delle casistiche di pericolo.

Per i più esigenti e i professionisti, le norme di riferimento per questo sistema sono: EN / IEC 60204-1, EN/ISO 13850, direttiva macchine 2006/42/CE.




  •  Andiamo a vedere ora le "barriere di sicurezza":

Si tratta di due barre interne che interrompono l'avvolgitore (aspo) e bloccano la macchina non appena i loro raggi vengono interrotti da un'intrusione di qualsiasi tipo.

Ci sono, ma non si vedono! Aspetto particolarmente apprezzato dal Tony di turno perché quasi sempre una protezione che non si vede significa che non ingombra e che quindi non ostacola il suo lavoro nei movimenti.

Tornando alla metafora iniziale, questo è il paziente e discreto "angelo custode" che si getta tra il Tony di turno (ma non solo lui) e la macchina, facendola fermare in caso di potenziale pericolo.

Le norme di riferimento sono quelle che si trovano serigrafate sopra alle barriere stesse: Type 4 (EN 61496-1), SIL3 (EN 61508), (IEC13849-1).




  •  Spostiamoci ora sul retro della macchina:

due porte ad armadio ne impediscono l'accesso al suo interno mentre è in funzione.

Basta aprirne una e l'avvolgitore si blocca.
I dispositivi che lo consentono sono i fine corsa di sicurezza che fanno in modo che fin tanto che una porta rimane aperta non ci sia verso di far lavorare il macchinario.

Stavolta "l'angelo custode" arresta ogni movimento pericoloso del Tony di turno, salvandolo. Ma in ogni caso c'è da aggiungere una cosa sempre valida: "l'angelo custode" è buono, ma non scemo. Lui protegge Tony e i suoi colleghi, ma non può essere fregato!

Lo "stato dell'arte" della sicurezza della macchina, infatti, prevede esclusivamente barriere ineludibili.
A nulla varrebbero i tentativi del Tony di turno di inserire nei dispositivi chiavi, chiavette, bypass, magneti e ogni sorta di diavoleria: la macchina si inchioderebbe e "l’angelo custode" della sicurezza si farebbe quattro risate alle sue spalle...

Le norme di riferimento per tali dispositivi sono quelli sugli interruttori di sicurezza.




  •  Passiamo al cervello del sistema: il PLC per la gestione della sicurezza.

Se ne sta defilato in un quadro elettrico ma è a capo di tutto quello che accade per ciò che riguarda la gestione dei potenziali rischi e le misure da prendere in un "tempo zero".

Apparentemente è un componente elettronico come un altro, ma la sua funzione ha dell'eroico:
non solo preserva l'incolumità dei lavoratori, ma vi ricordate l'articolo sulla figura del responsabile di produzione?
Ebbene, gli consente di dormire tranquillo, per lo meno per quanto riguarda la sua macchina.

Il dispositivo si può anche chiamare modulo PLC configurabile e le norme di riferimento sono: EN/IEC 60204-1, PL e/Categoria 4 secondo norma 13849-1, SILCL3 secondo norma EN/IEC 61508 e EN/IEC 62061.




  •  Alzando lo sguardo ci imbattiamo in un dispositivo chiamato unità di segnalazione

(oggetto che il Tony chiama sirena o lampeggiante). La sua funzione è quella di comunicare visivamente all'operatore, e a chiunque si trovi in prossimità della macchina, il suo stato.

Se la luce accesa è verde, significa che è pronta a partire, se è gialla è in funzione, quindi si deve prestare attenzione, infine, se è rossa significa che la macchina è in arresto. Ovvio, no?

Le normative di riferimento per gli appassionati sono le EN/IEC 61000-6-2, 61000-6-3, 61000-6-4.





Ultimo per ordine, ma non meno importante, una chicca che non tutti conoscono…

  • L'interruttore blocco porta non ha una colorazione casuale:


Secondo le ultime norme vigenti:

-          Nel caso in cui si avesse un "interruttore-sezionatore, con o senza fusibili, conforme alla IEC 60947-3, nella categoria di impiego AC-23B o DC-23B", come in questo caso, e che quindi non sia comparabile ad un interruttore di sicurezza, deve essere di colore grigio e nero.

-          Se fosse giallo e rosso dovrebbe essere destinato a operazioni di emergenza in categoria 0, oltre che interruttore/sezionatore.


Nella pratica, è un accorgimento che fa in modo che il nostro (ormai amico) Tony in preda al panico, non confonda l'interruttore blocco porta per un pulsante di emergenza.
Togliere l'alimentazione alla macchina, infatti, non significa necessariamente fermarla in emergenza: potrebbero esserci ancora movimenti dovuti all'inerzia degli organi meccanici!




Giusto per concludere quindi, spero di aver sottolineato abbastanza il fatto che
il lavoro non deve pregiudicare la sicurezza,
ma ciò che raramente comprende chi non ha esperienza pratica,
è che nemmeno la sicurezza deve pregiudicare il lavoro.



Pensi ancora che aggiungere sistemi di sicurezza alla tua macchina significhi impacciare il lavoro?

Cosa pensi dell’intervento preso in esame?




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Commenti

  1. Complimenti. Davvero ho letto questo articolo tutto d'un fiato... Eppure parla di questioni tecniche complesse che solitamente vengono spiegate in modo Incomprensibile... Solo per farsi pagare di più.

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    Risposte
    1. Buona serata dr Mazzola quello che vogliamo fare in questo blog e' una "second opinion" alle questioni tecniche che di solito vengono trattate con argomenti di difficile comprensione

      Elimina

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